Quando si parla di problemi di udito, spesso si pensa agli anziani. In realtà, l’ipoacusia può interessare anche i bambini, fin dalla nascita: si parla allora di ipoacusia infantile. E in età pediatrica, la perdita uditiva può avere conseguenze ancora più delicate. Se per un adulto sentire meno può voler dire isolarsi o avere difficoltà nella vita quotidiana, per un bambino l’udito è il primo strumento per sviluppare il linguaggio, imparare, comunicare, crescere e relazionarsi con gli altri.
Già durante la gravidanza, il feto inizia a percepire suoni. È noto che, a partire dalla ventesima settimana di gestazione, il bambino riesca a sentire la voce della mamma, del papà e le melodie che gli vengono fatte ascoltare. Non è raro che i genitori preparino playlist di canzoncine o parlino dolcemente al pancione. Questo legame sonoro, così precoce e profondo, testimonia quanto l’udito sia una porta aperta verso il mondo.
Proprio perché l’udito è così importante fin dai primi momenti di vita, la medicina moderna ha sviluppato strumenti di diagnosi precoce, fondamentali per individuare eventuali difficoltà e intervenire tempestivamente.
Lo screening neonatale: il primo passo
In Italia, da diversi anni, è attivo lo screening uditivo neonatale, un programma che prevede il controllo dell’udito entro i primi giorni di vita, generalmente prima della dimissione dall’ospedale. Il test è semplice, indolore e non invasivo: si utilizzano strumenti come le otoemissioni acustiche (OAE) o i potenziali evocati uditivi (ABR) per verificare la risposta del sistema uditivo ai suoni.
Se il risultato dello screening è dubbio o non soddisfacente, il bambino viene indirizzato a un secondo livello di approfondimento diagnostico in centri specializzati.
Sintomi e segnali: cambiano con l’età
Nonostante lo screening neonatale, alcune forme di ipoacusia infantile possono insorgere più tardi, oppure essere sfuggite ai controlli iniziali. Ecco perché è importante che genitori, pediatri e insegnanti siano attenti ai segnali che possono indicare una difficoltà uditiva.
- Nei primi 6 mesi: il bambino non si gira verso i suoni, non si spaventa ai rumori forti, non emette suoni gutturali.
- Tra i 6 mesi e 1 anno: il bambino non riconosce il proprio nome, non reagisce alla voce della mamma, non cerca di imitare i suoni.
- Dopo 1 anno: lo sviluppo del linguaggio è molto rallentato o assente, il bambino usa pochi suoni e gesti, sembra distratto o “nel suo mondo”.
- Età prescolare e scolare: difficoltà di linguaggio, problemi di attenzione, scarso rendimento scolastico, difficoltà a socializzare, confusione tra parole simili.
L’importanza della diagnosi precoce
Un’ipoacusia non diagnosticata può ostacolare lo sviluppo del linguaggio, che è strettamente legato alla capacità di ascoltare e discriminare i suoni. Questo influisce a sua volta su abilità cognitive, scolastiche e relazionali.
Per questo motivo è fondamentale sottoporre il bambino a controlli audiologici regolari, soprattutto in presenza di familiarità per problemi uditivi, infezioni ricorrenti alle orecchie, o segnali sospetti. Anche un’ipoacusia lieve o monolaterale può avere ripercussioni importanti se non trattata.
Un centro specializzato nel trattamento dell’ipoacusia infantile
Presso il nostro centro acustico, abbiamo attivato un programma dedicato ai bambini, con l’obiettivo di garantire loro il massimo supporto fin dai primi mesi di vita. I nostri audioprotesisti specializzati in età pediatrica lavorano in stretta collaborazione con audiologi, logopedisti e altri professionisti, per costruire un percorso personalizzato, empatico e orientato al benessere globale del bambino e della famiglia.
Crediamo che ogni bambino abbia il diritto di ascoltare il mondo che lo circonda e di sviluppare appieno il proprio potenziale comunicativo e cognitivo. Intervenire presto è il primo passo per offrirgli un futuro ricco di possibilità.